SOFIA
LOTTI 2^AG – CONCORSO VOLTA POESIA
VENEZIA
CITTA' FANTASMA
Era da così tanti
anni che non ci tornavo e non vedevo veramente l'ora. Questa volta
sarebbe stata speciale perché ci sarei andata con le due persone più
importanti per me: mio marito e mio figlio, che di lì a pochi giorni
avrebbe compiuto già tre anni. Saremmo partiti presto il giorno
prima di carnevale, e ci saremmo rimasti per i quattro successivi,
così potevamo rilassarci e goderci in pieno la vacanza.
Ah, quanto mi
mancava Venezia. Ci andavo spesso da bambina con i miei genitori,
l'ultima volta avevo 12 anni, e ora anche se ne avevo 34 ero
ugualmente emozionata.
Soprattutto era da
quasi dieci anni che non tornavo in Italia, perché a causa del mio
lavoro mi sono trasferita in Francia subito dopo aver concluso gli
studi universitari.
E' proprio a Parigi
che ho conosciuto mio marito, anche lui era dovuto andare via
dall'Italia per cause lavorative. Un giorno, per caso, ci siamo
trovati a lavorare per lo stesso progetto in un'importante azienda, e
da lì è cominciato tutto.
La proposta di
tornare in Italia per visitare Venezia aveva conquistato anche lui,
quindi avevamo organizzato tutti i posti da visitare nei minimi
dettagli.
Il giorno della
partenza eravamo tutti agitati, perché non sapevamo esattamente cosa
aspettarci. Chissà cos'era cambiato dal 2013 al 2035, chissà se
c'era ancora il bar in cui facevo sempre merenda da piccola, chissà
come sarebbe stato il carnevale più grande e bello d'Italia.
Dopo un intero
giorno di viaggio in macchina, finalmente arrivammo ai pressi della
città. Avevamo prenotato in un hotel proprio in centro, in una via
poco distante da Piazza San Marco, un posto da sogno!
Avevo notato però
che c'era qualcosa di strano. Non avevo mai visto la nebbia a
Venezia, ma quella mattina un'insolita foschia grigia abbracciava la
città e aveva preso il posto dello splendente sole che nei miei
ricordi illuminava le strade e si rifletteva nei lunghi canali.
Inizialmente non ci
feci troppo caso, avevo pensato che essendo una sera nuvolosa poteva
essere normale. Altri dubbi mi vennero quando, a pochi metri dalla
macchina, vidi un casello, come quello che si trova in autostrada.
Mio marito, che guidava, si fermò appena prima della sbarra, abbassò
il finestrino e iniziò a parlare con l'uomo in divisa seduto dietro
al vetro. Non mi resi subito conto di cosa stesse succedendo, non
sentivo bene ciò che dicevano. A un certo punto mio marito si girò
e mi disse che per entrare in città avremmo dovuto pagare il
biglietto. Eravamo entrambi confusi, non avevamo idea che per
visitare una città si dovesse pagare una cifra del genere.
Non potendo fare
altro, pagammo il casellante e senza chiedere spiegazioni entrammo in
città.
Non avevo mai visto
nulla di simile. La Venezia che conoscevo era scomparsa sotto strati
di polvere e sporcizia. Le case erano chiuse con porte e finestre
sbarrate. I muri e le strade erano completamente rovinati. Alberi e
cespugli morti, panchine e insegne a pezzi, vetrine sfondate. Non era
rimasto più nulla.
Man mano che ci
avvicinavamo al centro la situazione lentamente migliorava, ma lo
spettacolo era comunque spaventoso. L'acqua dei canali, che una volta
era fresca e limpida, ora era di colore marrone per colpa
dell'inquinamento, causato soprattutto dalle barche a motore che ci
navigavano continuamente.
Arrivati all'hotel
scaricammo tutto velocemente dalla macchina, compilammo i documenti e
uscimmo per visitare quel poco che era rimasto di Venezia.
Resistevano solo
alcuni hotel, bar, ristoranti e negozi. Quelli indispensabili per i
turisti. Tutti quelli storici erano chiusi, abbandonati. Mi faceva
male vedere com'era cambiata la meta turistica preferita di quando
ero bambina. La città delle maschere, dei colori e delle feste si
era negli anni trasformata in una città buia e triste, una città
fantasma.
Fortunatamente i
monumenti erano rimasti al loro posto: la Piazza, la Basilica e il
Campanile di San Marco, Palazzo Ducale, il Ponte dei Sospiri, i
teatri, le chiese e tutti quelli principali. Purtroppo erano ridotti
piuttosto male, in alcuni di essi non si poteva nemmeno accedere
perché erano pericolosi. Si vedeva che in questi anni non erano
stati tenuti a dovere, non erano stati curati, puliti o
ristrutturati. I turisti più maleducati li avevano sporcati, i
vandali li avevano imbrattati e i proprietari, noncuranti dei tesori
che possedevano, li avevano trascurati. I politici non avevano mosso
un dito per cercare di migliorare la situazione, ed ecco qua il
risultato: una città finta, tenuta in piedi solo per attirare
turisti ingenui e per far spendere soldi alle persone. Sia io che mio
marito eravamo delusi ed amareggiati; come si poteva ridurre una così
bella città in quel modo? Non potevamo tornare a casa perché
avevamo già pagato l’hotel e non volevamo rovinare né la vacanza,
né il compleanno di nostro figlio. Nella testa avevamo troppe
domande e volevamo delle risposte il più presto possibile. Ormai era
sera tardi, quindi dopo un breve giro tornammo in hotel per mangiare
e dormire.